I borghi

Piglio

Piglio è un aquilone di vecchi tetti che sembra veleggiare verso la valle. Arroccato, compatto, fuso con la dura pietra del suo castello. Dalle finestre delle case, i filari delle vigne appaiono come geometriche espressioni di un sapere antico e profondo. Tra le ripide stradine lastricate, sotto gli archi, davanti le fontane, gli odori della terra e della cucina ciociara si fondono in una sontuosa estasi contadina che ammalia e rapisce. Qui, la notte, le stelle bucano il cielo e si tuffano tra boschi e campi coltivati, in un silenzio che parla una lingua sanguigna come un chicco di uva cesanese.

Paliano

Le alte mura, come possenti braccia di pietra, la cingono e la posano lì, su un colle morbido e solitario. La sua foggia rinascimentale traspare orgogliosa e prepotente da chiese, vicoli, palazzi. Qui i principi Colonna nascosero Caravaggio in fuga da Roma. Qui l’orizzonte, nelle limpide sere d’estate, si srotola pigramente dai suoi bastioni come una pergamena colma di segni e di storie. Qui la mattina, tra vicoli, scalinate e scorci prospettici, si insinua una luce soffusa che scivola dolce come la rugiada su una foglia. Mentre Paliano si sveglia e respira placidamente la sua stessa magia.

Anagni

Anagni è un canto. Una melodia medievale che inneggia alla perfezione e all’armonia. La cattedrale, il palazzo di Bonifacio, le abbacinanti architetture duecentesche del suo centro storico: ogni suo angolo declama quartine di bellezza, ogni sua bifora è uno sguardo penetrante che attraversa i secoli. Papi, cavalieri, artisti, una vorticosa giostra di umanità che racconta un tempo lontano eppure ancora incredibilmente vivido e concreto. Se l’Italia è uno scrigno così prezioso, è perché al suo interno racchiude perle tanto lucenti. Scoprirle, è una gioia per gli occhi e per il cuore.

Serrone

Serrone si arrampica sulle falde del Monte Scalambra. Già i Romani, all’epoca, la elessero a terra di ameno riposo. La sera, quando ad una ad una si accendono le luci, il borgo antico si illumina e il suo profilo si disegna nitido. Visto dalla valle, sembra un grande quadro dipinto sulla tela della montagna. Eremi, chiostri benedettini, chiesette: il trascendente volo dello spirito si accompagna qui a quello, molto più immanente, di chi sfiora in parapendio i tetti spioventi delle case, come farfalle colorate che disegnano traiettorie leggere e imprevedibili.

Acuto

Da quassù, lo sguardo sembra poter arrivare ovunque. Ma poi, basta girarsi di nuovo verso il borgo e la sua arcana bellezza tornerà a stregare gli occhi. I vicoli lastricati di sampietrini hanno al centro una lunga striscia rossa, che come un red carpet si srotola sotto i piedi di chi vuole cogliere la silente, intima essenza di questo scenografico angolo di mondo. Il castello, la collegiata, gli antichi portoni, le arcate. E poi i sapori, che qui hanno la stessa forza delle mani, nodose e fiere, dei contadini che coltivano la terra. Una nobile terra tutta da scoprire.

Affile

I Monti Affilani lo cingono dall’alto come una nobile corona. In basso, nel verde, la valle dell’Aniene si stende placida ai suoi piedi. Affile è un borgo antico e fiero, dove tra mura poligonali, campanili e portali di tufo si aggira spavalda la sua anima romana e medievale. Tutto intorno, torrenti, grotte e gole scoscese graffiano la terra e dipingono il paesaggio. Qui, tutto ha il sapore di una scoperta.